Capitolo 13. Strategia di equilibrio nel commercio estero.
- Scopi di questo capitolo.
- L'equilibrio delle bilance dei pagamenti.
- Il problema delle valute.
- Invenzione di danaro straniero.
1. Scopi di questo capitolo.
Questo capitolo si occupa della strategia di equilibrio nel commercio
estero, completando quanto abbiamo detto nel capitolo
10 rispetto al mercato interno.
L'idea principale è di garantire l'equilibrio della bilancia
dei pagamenti, e l'introduzione della fattura-assegno telematica può
diventare lo strumento indispensabile, dato che fornisce una conoscenza
profonda della situazione in qualunque momento. In questo modo si può
stabilire una politica doganale adatta ad evitare gli squilibri fra le
importazioni e le esportazioni.
D'altra parte l'uso della fattura-assegno per il commercio estero rende
impossibile la speculazione di capitali internazionali stimolata dal sistema
di valute attuale, dato che tutte le operazioni saranno fatte in unità
monetarie interne e soltanto il Tesoro potrà avere valuta estera.
Ogni giorno si stabiliranno le equivalenze dell'unità monetaria
interna con le valute estere rispetto ad un «modello oro» arbitrario
in rapporto con il mercato internazionale del metallo oro.
Finalmente, come abbiamo già detto nel capitolo
10 rispetto al mercato interno, applicheremo una strategia simile per
inventare danaro comunitario destinato al commercio estero, sempre in funzione
degli eccedenti di produzione.
2. L'equilibrio delle bilance dei pagamenti.
La strategia fondamentale che dovrebbe seguire il commercio estero è
che tutte le esportazioni di merci (da produzione e prodotte) siano in
equilibrio con tutte le importazioni di merci (da produzione e prodotte),
cioè tutte le esportazioni dovranno essere equilibrate con le importazioni.
Se non vi è quest'equilibrio a lungo andare si dovrà sospendere
il commercio estero, dato che il paese deficitario (che importa più
di quanto esporta) si troverà in una situazione interna di insolvibilità
insostenibile, e questo danneggerà anche il suo creditore.
Quest'equilibrio è relativamente facile da stabilire con l'applicazione
della fattura-assegno telematica, dato che questa fornisce un'informazione
esauriente della situazione della bilancia dei pagamenti in qualunque momento
e con qualunque paese (trattato bilaterale) o gruppo di stati (trattato
multilaterale). D'accordo con questa situazione si possono imporre dei
diritti doganali variabili: se la bilancia con ogni stato straniero è
in equilibrio, i diritti doganali saranno zero; i diritti di importazione
aumenteranno con il superavit delle bilance.
I diritti doganali, stabiliti automaticamente secondo una scala legale
nota a tutti, saranno comunicati, su semplice richiesta, a qualunque ditta
interessata, nazionale o estera, indipendentemente dal prodotto da importare
o esportare: l'unico fattore da ricordare è l'equilibrio della bilancia
con il paese di destino o di origine in considerazione. Questi diritti
doganali saranno garantiti alla ditta interessata per un periodo di tempo
prudenziale se si impegna ad effettuare l'operazione, secondo una fattura
proforma presentata, entro il termine stabilito.
Con questo sistema si ottiene un equilibrio dinamico e continuo delle
bilance, che è la miglior garanzia per il buon funzionamento del
libero commercio internazionale d'accordo con la legislazione in vigore
nella società geopolitica, ma soprattutto d'accordo con tutte le
libere iniziative private solvibili.
L'autorità di commercio estero e dogane dovrà anche considerare
che in ogni fattura proforma presentata per sapere i diritti doganali,
i prezzi siano d'accordo con in prezzi minimi di vendita, all'ingrosso
e al minuto, stabiliti nella tariffa generale interna. Nel caso in cui
i prezzi per l'estero siano inferiori a questi prezzi minimi fissati dalle
organizzazioni corrispondenti (o dalla Giustizia economica specializzata),
i diritti doganali «anti-dumping» saranno esattamente la diferenza
fra il prezzo originale di ogni merce importata ed il prezzo di tariffa
interna.
Rispetto all'esportazione di servizi (noli, assicurazioni...), salari
di lavoro, interessi, dividendi, diritti d'autore, rimpatrio di capitali,
ecc..., relativi ad investimenti, ditte o invenzioni estere del proprio
paese a qualunque paese straniero, l'autorità del commercio estero
e dogane dovrà rispettare, non soltanto la legislazione generale
menzionata prima, ma anche i contratti firmati dentro la legislazione in
vigore specializzata, con qualunque persona privata (individuale o colletiva)
o instituzionale pubblica.
3. Il problema delle valute.
Come abbiamo visto nel capitolo 4, il commercio
estero implica dei rapporti monetari internazionali che oggigiorno si distinguono
per il corso libero delle valute: non vi sono cambi fissi, e questi fluttuano
ed evolvono secondo la quotazione di ogni valuta sul «mercato dei
cambi».
La quotazione delle valute dovrebbe fluttuare, in principio, secondo
la situazione produttiva e monetaria di ogni società geopolitica;
la realtà ci dimostra l'irrazionalità del sistema monetario
attuale che permette che le fluttuazioni normali di accomodamento siano
ampliate, alterate -persino invertite- a causa dei cosiddetti «movimenti
speculativi di capitali» o «hot money». In questo caso
le quotazioni fissate non corrispondono a nessuna realtà mercantile
ma a volontà speculative, e invece di servire per un maggiore e
migliore sviluppo dei mercati interni ed esterni, non fanno altro che alterarli
e sprofondarli nel disordine e la contraddizione.
La prima condizione che deve compiere qualunque sistema monetario razionale,
come abbiamo già visto, è che «non vi può essere
movimento monetario senza il corrispondente e correlativo movimento inverso
di merci concrete (siano merci prodotte o merci da produzione)».
Questa stessa norma dev'essere applicata al commercio estero e quindi è
evidente che viene soppresso alla base il «mercato di valute»
in qualunque società geopolitica che adotti la fattura-assegno telematica
come unico strumento monetario legale. Il cambiare una moneta per un'altra,
senza una transazione reale con una ditta estera, diventerà totalmente
impossibile. Il «cambio di valuta» con fini commerciali dovrà
essere risolto dal governo centrale -amministratore di tutta la società
geopolitica- nel modo seguente: ogni transazione commerciale con l'estero,
sia di importazione o di esportazione di merci da produzione (capitali,
lavoro, invenzioni, staff) implicherà la preparazione di una «fattura-assegno
esterna».
Si potranno avere due casi:
Caso A)
-
Le fatture-assegno telematiche di commercio estero saranno sempre stabilite
in unità di una valuta estera (la valuta dello Stato estero che
compra, o una valuta di uso internazionale accordata fra le parti).
-
L'importatore o esportatore estero pagherà o riceverà,
secondo il caso, in questa valuta. Questa sarà devoluta al -o pagata
dal- Tesoro, che sarà l'unico ad avere valute.
-
L'importatore o esportatore non potrà avere valute: nel suo conto
corrente vi saranno soltanto delle quantità (pagate o ricevute secondo
i casi) in unità monetarie interne, si potrà aver ricorso
ad un semplice meccanismo di «equivalenza oro»: una legge costituzionale
stabilirà un «modello oro» arbitrario per l'unità
monetaria interna che sarà confrontato ogni giorno sul mercato internazionale
dell'oro1con
ogni valuta estera. Dai rapporti fra «oro-unità monetaria
interna» e «oro-valuta estera» (secondo i prezzi del
mercato libero) si dedurrà logicamente un rapporto «unità
monetaria interna-valuta estera», che sarà utilizzato per
effettuare la traduzione numerica fra queste due.
Caso B)
Un'altra alternativa -eccezionale per lo meno al principio- per effettuare
commercio estero consisterà nel fatto che l'agente estero accetti
pagare, od essere pagato, in unità monetarie interne (contro consegna
della merce, se si tratta di un importatore). Evidentemente, il conto corrente
aperto sarà valido soltanto entro la società geopolitica.
Questo sarà il caso più frequente quando si parli di turismo
estero o di investimenti esteri nel paese.
Con questo sistema sparisce qualunque possibilità di speculare
sull'unità monetaria, e le fluttuazioni del valore di cambio di
questa rispetto a tutte le altre valute dipenderà soltanto dall'evoluzione
del mercato di produzione.
4. Invenzione di danaro straniero.
La stessa strategia di invenzione di danaro comunitario che abbiamo
visto nel mercato interno si può applicare, se è necessario,
al commercio estero d'accordo sempre con gli eccedenti esistenti.
Quando tutta la produzione non può essere assorbita dal mercato
interno -nonostante i crediti concessi e i fondi distribuiti- si possono
allora concedere «crediti e finanze» ai paesi esteri interessati
nelle merci.
Così il commercio estero diventa il terzo canale di uscita del
mercato interno.
Nello stesso modo, qualunque stato straniero (trattati bilaterali),
gruppi di stati stranieri (trattati multilaterali), qualunque ditta o gruppo
di ditte straniere possono concedere allo stato dei crediti per investimento
o finanze di consumo, entro l'esercizio contrattuale legale di confronto
dei suoi interessi con quelli della società geopolitica indigena.
La formula per l'equilibrio delle bilance del commercio estero
è quindi la seguente, molto semplificata:
Ip + Ie + idp
Commercio Estero = --------------- = 1
Ep + EE + ide
Ip = importazioni private.
Ie = importazioni per crediti e finanze concesse all'estero.
idp = interessi e restituzione di capitali, crediti e finanze, che
evidentemente provengono dall'estero.
Ep = esportazioni private.
EE = esportazioni per credito e finanze concesse all'estero.
ide = interessi e restituzione di capitali, crediti e finanze concesse.
Nota:
1Il
prezzo del metallo oro fissato a Londra è accettato da tutti i paesi
del mondo; questo permette stabilire l'equivalenza rispetto al mercato
estero ed evita ritornare alla moneta concreta, nè intrinseca nè
estrinseca.
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