Capitolo 3. La realta monetaria attraverso la storia.
- Scopi di questo capitolo.
- Il baratto non monetario.
- La realta monetaria fra i popoli primitivi.
- I sistemi monetari delle civilta nascenti.
- Apparizione della moneta metallica concreta.
- Dalla moneta metallica alla carta moneta.
- La banconota non convertibile.
- Referenze bibliografiche di questo capitolo.
1. Scopi di questo capitolo.
Nel capitolo precedente, parlando degli elementi
dei sistemi monetario abbiamo usato un tipo di esposizione che suggeriva
in qualche modo una successione di tappe nell'evoluzione del mercato e
dei sistemi monetari nel suo seno.
Questa successione di tappe potrebbe essere riassunta nel seguente modo:
-
Al principio il mercato funziona senza un sistema monetario per mezzo del
semplice baratto non monetario.
-
Successivamente appaiono le unità monetarie con i loro valori mercantili
e comincia così el baratto monetario.
-
Finalmente, in alcuni mercati dinamici ed evoluti si introduce l'uso degli
strumenti monetari che rendono possibile lo scambio monetario elementare.
Come abbiamo già detto quest'interpretazione non pretende essere
storica: perciò abbiamo evitato qualunque riferimento propriamente
storico lungo tutto il precedente capitolo,
ed abbiamo insistito sugli aspetti più teorici dei sistemi monetari.
Ma abbiamo anche detto che l'interpretazione teorica era stata dedotta
da fatti storici reali. Per non contentarci soltanto con l'interpretazione
teorica, che è sempre eccessivamente semplificatrice della complessità
dei fatti reali, e che inoltre potrebbe essere considerata completamente
arbitraria, daremo in questo capitolo le referenze concrete dei fatti che
soggiacciono alla nostra interpretazione. Fatti che pretendono dotarla
di una base empirica.
Bisogna avvertire che la ricostruzione dello sviluppo storico della
realtà monetaria, sia fra i popoli preistorici o antichi che fra
i popoli primitivi attuali, presenta serie difficoltà: i documenti
esistenti sono pochi e parziali, e la loro interpretazione è un
lavoro molto delicato.
Con queste limitazioni cominciamo quindi il tema.
2. Il baratto non monetario.
Dagli studi effettuati sullo scambio utilitario fra i popoli primitivi
esistenti nell'attualità si deduce che in queste società
il baratto non ha un carattere soltanto utilitario, ma compie soprattutto
una funzione sociale. Probabilmente, per un parallelismo etnografico, si
potrebbe dire lo stesso dei popoli preistorici.
Infatti fra i popoli con un'organizzazione sociale più semplice
-dei cosiddetti «cacciatori-raccoglitori»- il sostento individuale
e famigliare viene prodotto all'interno della comunità, per cui
lo scambio utilitario non è vitalmente necessario. È invece
necessario da un punto di vista sociale, perche serve per stabilire dei
legami di amicizia e delle alleanze con altri gruppi, oppure per consolidare
i rapporti sociali esistenti entro lo stesso gruppo.
A causa della grande importanza di queste elemento sociale, il baratto
primitivo molte volte è accompagnato da cerimonie e rituali complessi
legati alla magia, cioè al concetto sacro della vita umana.
Ogni atto di scambio è considerato sacro, cosí come
tutti i rapporti sociali.
3. La realta monetaria fra i popoli primitivi.
Fra i popoli primitivi che esistono oggi giorno la conoscenza e l'uso
di qualche tipo di sistema monetario si riscontra in tre parti del mondo:
Africa occidentale e centrale; Melanesia e Micronesia; e l'ovest dell'America
del nord.
Bisogna ricalcare il fatto che i popoli di tutte queste zone praticano
dei progrediti rapporti utilitari di tipo neolitico, sia agricolo o pastorale.
Questo utilitarismo neolitico però è ancora poco specializzato:
ogni piccola unità sociale produttrice può bastare a se stessa
in gran misura e per questa ragione il baratto conserva ancora un carattere
fortemente sociale.
Questi popoli non conoscono neanche nessun sistema di scrittura, però
hanno dei sistemi monetari costituiti da quello che abbiamo chiamato unità
monetarie e valori mercantili.
Infatti, fra i popoli primitivi delle regioni menzionate -non soltanto
ma soprattutto di queste- alcuni oggetti (che evidentemente cambiano secondo
il popolo studiato) sono investiti di una grande importanza sociale: sono
simboli di ricchezza e danno molto prestigio a chi li possiede.
Dato che questi oggetti sono spesso scambiati in modo cerimoniale all'occasione
di certi avvenimenti sociali, molti etnologi li hanno paragonati ad una
forma «sminuita» o primitiva della moneta metallica vigente
fra tutti i popoli civilizzati attuali, finchè fu sostituita
in modo definitivo dalle banconote d'uso obbligatorio, fra il 1914 e il
1936.
Invece è possibilie un'interpretazione molto diversa. Questi
oggetti apparentemente hanno due funzioni chiaramente differenziate. La
prima, soprattutto sociale, di creazione e mantenimento dei legami di amicizia
e di relazione: viene sviluppata per mezzo dello scambio reale e concreto
di questi oggetti in occasioni molto ben definite di grande importanza
sociale.
Questi stessi oggetti compiono una seconda funzione strettamente utilitaria,
servono cioè da modello per la misura del valore nello scambio
dei beni utilitari correnti.
In questo secondo caso questi oggetti non sono mai veramente scambiati,
ma sono soltanto una referenza astratta per calcolare equivalenze fra altre
merci stimate sulla loro base. Abbiamo chiamato questo unità
monetaria. Le quantità di unità monetarie assegnate ad
ogni merce sono i valori mercantili di queste merci.
In alcuni casi i dati etnografici che abbiamo non sono sufficienti per
poter confermare o refutare con la sufficiente base empirica quest'interpretazione.
Questo è soprattutto a causa dei pregiudizi di certi etnografi che
conducono la loro osservazione verso certe realtà determinate, trascurando
altre più significative per uno studio globale dell'utilitarismo
primitivo.
Nonostante queste difficoltà abbiamo scelto un paio di esempi
che apparentemente vanno nella direzione indicata:
Primo esempio: nelle isole dell'Ammiragliato (Papua/Nuova Guinea)
i nativi possono stabilire il valore di tutti i loro beni in conchiglie
e denti di cane. Negli scambi normali le conchiglie e i denti di
cane non vengono usati quasi mai, ma il loro uso è obbligatorio
negli scambi rituali.
Secondo esempio: fra i Lele di Kasai (Zaire), la tela di raffia
è il patrimonio nuziale che deve avere ogni uomo per sposarsi. Ma
allo stesso tempo anche tutti i beni che sono oggetto di scambio non rituale
possono essere valutati in unità di tela di raffia. In questi scambi
la tela di raffia non viene usata como merce concreta ma soltanto come
modello di valore.
Parliamo quindi dell'esistenza in questi paesi di unità monetarie
astratte e non di oggetti monetari concreti. Per poter generalizzare
quest'interpretazione a tutti i popoli neolitici che conoscono qualche
tipo di realtà monetaria, bisognerebbe effettuare studi esaurienti
che sono riservati agli specialisti in etnografia.
4. I sistemi monetari delle civilta nascenti.
L'archeologia ci ha rivelato negli ultimi anni come sono nate le prime
civiltà in Asia sudoccidentale (Mesopotamia, Elam, Vicino Oriente...)
nella vallata dell'Indo, in Egitto e più tardi nell'Egeo, la valle
del Danubio, ecc...
Queste civiltà o «culture urbane» si basavano su
un utilitarismo neolitico avanzato, con una coltivazione estensiva di cereali
e con una divisione del lavoro sempre piú stabile.
Qui appare per la prima volta la scrittura, ma la scrittura è
soltanto la conseguenza di un'altra pratica sociale anteriore che vogliamo
sottolineare, dato che non è altra cosa che l'uso corrente di strumenti
monetari come quelli descritti nel capitolo
precedente.
Dal principio dell'era neolitica queste società disponevano probabilmente
di unità monetaria come quelle descritte, quasi sempre ideate in
modo astratto sulla base di merci prototipiche o molto importanti. In Mesopotamia
per esempio is usò dapprima una misura di orzo e dopo un peso dato
di argento. In Egitto la misura comune dei valori mercantili era lo «uten»,
una spirale di rame di un peso più o meno fisso. Nella Grecia di
Omero, l'unità monetaria astratta era il «bue». Ma né
l'orzo o l'argento in Mesopotamia, né il rame in Egitto, né
i buoi in Grecia erano veramente scambiati in ogni operazione del mercato.
Come abbiamo detto, il fatto di considerare queste merci come unità
monetarie significa semplicemente che erano usate come misura astratta
comune del valore di tutte le altre merci; o detto in un altro modo, tutte
le altre merci potevano essere valutate nei termini du queste unità.
D'altra parte, sempre a partire dall'inizio del neolitico (8500 a.C.)
si sviluppa in tutta l'Asia sudoccidentale un sistema di contabilità
sulla base di gettoni di terracotta. Preso nel suo insieme questo
sistema aveva 15 tipi principali di gettoni, distinti per la loro forma
e suddivisi in circa 200 sottoclassi basate sulle differenze di misura,
marchi o variazioni frazionarie. Sembra chiaro che ogni formato specifico
aveva il suo proprio significato. Alcuni gettoni forse rappresentano oggetti
specifici, soprattutto oggetti mercantili.
Non possiamo sapere esattamente la funzione esatta di questo sistema
di gettoni nelle comunità neolitiche più primitive dell'Asia
sudoccidentale, ma pare possibile che fosse un sistema per registrare le
diverse operazioni e scambi effettuati con i prodotti del raccolto e delle
greggi. L'idea di registrare, di raccogliere e fissare in un documento
è il germe di uno sviluppo successivo degli strumenti monetari.
Effettivamente queste comunità primitive evolvono lentamente
durante circa 5.000 anni quasi senza cambiare il loro sistema di contabilità
e registro. Quando raggiungono l'Età del Bronzo nella seconda metà
del IV millennio a.C. (dal 3.500 al 3.000 a.C.) c'è un notevole
progresso economico: vi è un drastico aumento della popolazione
in quello che ora è L'Iran e l'Iraq; appare la specializzazione
artigiana e il principio del commercio su grande scala. Questa esplosione
economica è accompagnata da cambiamenti importanti nel sistema di
gettoni a causa della pressione esercitata sul sistema dall'importante
sviluppo commerciale. Ora bisogna registrare non soltanto la produzione,
ma anche gli inventari, i noli, il pagamento dei salari e, soprattutto,
i mercanti ne hanno bisogno per conservare un registro delle loro operazioni.
È significativo che appaiono nuove forme di gettoni e nuovi sottotipi;
ma ancora più significativo è il fatto che appaiono nuovi
modi di usare il sistema. Questi nuovi modi, che appaiono nell'ultimo secolo
del IV millennio a.C. sono specialmente i due che descriviamo qui di seguito.
In primo luogo circa un 30% dei gettoni trovati sono forati. Questo
fatto può essere interpretato mediante l'ipotesi che i gettoni relativi
ad un'operazione erano infilati assieme come in un registro.
Ma ancora più interessante è l'apparizione in Mesopotamia
delle «bullae». Le «bullae» sono una specie di
sfere o buste di terracotta dentro le quali si racchiudevano un numero
di gettoni. Questo rappresenta un testimonio diretto, perfettamente definito,
del desiderio dell'utilizzatore di separare i gettoni che riguardano un'operazione
data.
Secondo l'autrice di queste ricerche non v'è dubbio che le «bullae»
furono adottate perche offrivano alle parti contrattanti una superficie
liscia di argilla che veniva poi marcata con i sigilli personali delle
persone implicate -secondo l'uso sumero- come firma di ratifica dell'operazione
commerciale. Quest'ipotesi è rafforzata dal fatto che la maggior
parte delle «bullae» scoperte finora portano il marchio di
due sigilli diversi.
Ci troviamo quindi con un vero documento monetario che registra
tutte le caratteristiche specifiche di ogni scambio concreto, ed i sigilli
delle parti, che equivalgono alle loro firme.
Separandoci ora dalla Schmandt-Besserat, si potrebbe anche formulare
un'ipotesi complementare: l'ipotesi che questi documenti monetari potrebbero
persino aver funzionato come gli strumenti monetari che abbiamo
descritto nel capitolo precedente. Oltre ad
essere una registrazione del contratto, le «bullae» potrebbero
essere state oggetto di un'inter-compensazione contabile.
Questa seconda ipotesi è più rischiosa della prima perche
non vi sono dati concreti per rafforzarla empiricamente. Nondimeno una
serie di indizi la rendono indirettamente plausibile. Possiamo fare le
due costatazioni che seguono:
Prima costatazione: in tutta la pianura mesopatamica si sviluppa
già alla fine del VI millennio a.C. quella che è stata chiamata
«economia del tempio». A quanto pare il tempio funzionava come
un'istituzione non soltanto di carattere sacro, ma anche con importanti
dimensioni sociali e utilitarie. Nel tempio e sotto la sua protezione hanno
luogo diverse attività agricole, artigianali e manufatturiere. A
quanto pare il tempio usava le eccedenze agricole per mantenere le attività
artigianali, artistiche e culturali, funzionando come un sistema di ridistribuzione.
Queste complesse attività fecero sí che i templi poco a poco
sviluppassero anche sistemi di contabilità complessi per il controllo
di tutti i movimenti di merci, di personale e di salari.
Seconda costatazione: Nell'epoca di Hammurabi (verso il 1800
a.C.) quando era già incominciata l'introduzione della moneta metallica,
si sa che i commercianti assiri stabilitisi in Asia Minore, dedicati all'estrazione
del rame, usavano un sistema di saldo dei debiti fra conti.
Se due costatazioni non ci dicono nulla direttamente sull'esistenza
di strumenti-documenti monetari, ci permettono però di affermare
che gli elementi tecnici indispensabili all'essitenza di questi strumenti
esistevano già. Erano stati sviluppati dei sistemi complessi di
contabilità e di compensazione fra conti. Pertanto è possibile
che nel corso della seconda metà del millennio si sia sviluppato
in Mesopotamia un sistema monetario basato sugli strumenti-documenti monetari,
almeno fra i grandi mercanti e nei rapporti con il tempio. In questo sistema
il tempio doveva avere il ruolo di una banca.
È chiaro che bisogna trovare delle prove più dirette sull'ipotesi
che proponiamo. Ma è anche vero che da tempo molti pregiudizi si
sono opposti sia alla formulazione di quest'ipotesi, sia, soprattutto,
alla ricerca dei dati empirici che potrebbero provocarla. Soprattutto il
pregiudizio metallista -cioè il convincimento acritico del fatto
che le prime forme di moneta furono le forme metalliche concrete- ha condotto
le ricerche per vie prederminate ed ha impedito la considerazione dei punti
centrali per qualunque nuova interpretazione. Fra le migliaia di pagine
scritte finora sulle prime civiltà, vi sono pochi riferimenti al
modo concreto di effettuare gli scambi monetari, ed ancor meno sono le
interpretazioni date degli scarsi dati disponibili su questo tema.
Finalmente non bisogna dimenticare che le «bullae» diventarono
presto le famose tavolette di scrittura cuneiforme. Infatti le tavolette
rinchiuse dentro le «bullae» venivano indicate graficamente
con delle marche nella parte esterna; quando ci si accorse che bastavano
queste marche e che le tavolette non erano più necessarie nacque
la scrittura.
Quando compaiono i primi strumenti-documenti monetari scompare il baratto
elementare, cioè lo scambio diretto di merci per dar luogo allo
scambio differito che abbiamo chiamato scambio monetario elementare.
Probabilmente questi strumenti-documenti erano usati soltanto dai grandi
commercianti; ciò nonostante, la loro introduzione nel mercato degli
scambi monetari elementari ha l'effetto immediato di presentare per la
prima volta il problema dell'equilibrio del mercato globale.
Infatti, se tutto il mercato funziona in base ai baratti elementari,
questo mercato deve essere necessariamente equilibrato, perche ogni baratto
elementare è auto-equilibrato. Ma quando si introducono scambi
monetari elementari, anche solo in piccola propozione, l'equilibrio
globale del mercato scompare perche gli scambi monetari elementari non
rappresentano un equilibrio reale fra due merci concrete, ma soltanto un
equilibrio artificiale, inter-contabile, fra una merce concreta e delle
unità monetarie che arbitrariamente le sono state assegnate.
Per ristabilire l'equilibrio reale del mercato globale è necessario
ricorrere ad una strategia: la strategia di adattare il valore totale del
potere di vendita esistente al valore totale del potere di acquisto attivo
disponibile. Questa strategia si chiama invenzione (o, secondo i
casi, exvenzione) di denaro o di potere di acquisto.
Probabilmente gli antichi sacerdoti mesopotamici osservarono questo
problema e seppero risolverlo, dato che furono i primi ad effettuare i
primi esperimenti di prestiti e crediti, cioè di professionalizzazione
bancaria.
5. Apparizione della moneta metallica concreta.
Gli strumenti-documenti monetari sorsero come un semplice mezzo contabile
per evitare le difficoltà del baratto. Erano dunque di natura radicalmente
astratta-ausiliare ed erano privi di valore intrinseco. La loro applicazione
non implicava lo scambio di alcun oggetto concreto, ma soltanto il riferimento
ad un'unità monetaria astratta. Anche se l'unità monetaria
era rappresentata simbolicamente da una merce concreta (un sacco d'orzo,
un bue...) questa merce non interveniva davvero nelle transazioni. L'importante
era che facesse un riferimento astratto al valore delle merci scambiate
e non che fosse usata per scambiare altre merci.
In Mesopotamia, probabilmente dalla metà del III millennio a.C.,
appare un nuovo tipo di strumento monetario: la moneta metallica.
Simultaneamente ai progressi ottenuti nella valutazione dei metalli
(peso, qualità...), diventa generale l'abitudine di effettuare i
pagamenti in contanti: ricordiamo qui che una delle unità
monetarie mesopotamiche era il siclo (con i suoi multipli e sottomultipli),
cioè un peso di metallo prezioso. A poco a poco si passò
dal pagamento per mezzo di uno strumento-documento monetario al pagamento
in
contanti.
All'inizio la pratica di documentare ogni transazione elementare -con
la presenza di testimoni e l'uso di uno strumento-documento monetario-
è di applicazione corrente, poi a poco a poco si perde ed i pagamenti
in contanti finiscono con l'essere completamente indocumentati,
completamente anonimi.
Le circostanze che produssero questo cambiamento di direzione nella
storia monetaria non sono facili da spiegare. Fra queste le più
importanti potrebbero essere:
-
Una maggior velocità e comodità nelle transazioni, in un'epoca
in cui lo scrivere era un'arte difficile nota a pochi;
-
Le possibilità di segretezza e, in conseguenza, di corruzione rese
possibili dal nuovo sistema monetario. Il risultato finale di questo processo
è l'introduzione di un nuovo sistema monetario noto a tutti: il
sistema
monetario metallista.
In questo sistema gli strumenti-documenti monetari, ausiliari-astratti,
privi di valore intrinseco, diventano strumenti monetari concreti con valore
intrinseco e senza valore documentario. Una merce concreta, un metallo
prezioso (oro, rame, argento...), viene scelta e preferita su tutte le
altre, per diventare il mezzo di pagamento in qualunque scambio di tutte
le altre. Per questa ragione l'unità monetaria in questo sistema
si chiama moneta-merce.
Durante il regno di Hammurabi (1792 a 1750 a.C.) era già abituale
in Babilonia l'uso di lingotti d'oro, argento o bronzo. Ma questa modificazione
decisiva non ebbe luoo soltanto nella civiltà mesopotamica. Ricordiamo
alcune delle civiltà storiche che presto o tardi entrarono nel nuovo
sistema monetario. Nella valle dell'Indo si usarono verghe di rame; fra
gli ittiti, lingotti di ferro; a Micene, piastre di bronzo che imitavano
pelli di animali; in Cina, placche di bronzo che rappresentavano vestiti,
ecc.
I primi strumenti monetari metallici erano molto diversi nella forma
e nella qualità del metallo, persino entro ogni civiltà ed
ogni città-impero. Per questa ragione, in ogni operazione
era necessario pesare e provare il metallo utilizzato.
Più avanti, per superare questa difficoltà, si diffuse
l'uso di pezzi di metallo normalizzati, garantiti da un peso ed una qualità
determinati. La garanzia era data dal sigillo della persona che coniava
i pezzi: questi pezzi sono quelli che noi chiamiamo monete. Le prime
di cui abbiamo notizia certa risalgono al secolo VII a.C. in Asia Minore.
Mentre al principio chiunque con sufficiente autorità e ricchezza
poteva coniare le sue monete, col tempo questa funzione divenne monopolio
dei poteri ufficiali.
Com'è facile capire, quando l'uso della moneta metallica diviene
generale sparisce una delle caratteristiche fondamentali dei primitivi
strumenti monetari: la documentazione.
In ogni transazione mercantile, l'unica funzione della moneta metallica
è quella di essere un mezzo di pagamento, cioè uno
strumento che permette effettuare una transazione con merci. Per mezzo
di alcune monete si può considerare pagata e liquidata qualunque
situazione di scambio mercantile.
6. Dalla moneta metallica alla carta moneta.
La moneta metallica si diffuse rapidamente e fu largamente accetta-ta
da tutti i popoli civilizzati dell'antichità. Nonostante ciò,
nella sua stessa natura era implicita la causa della sua sparizione.
Effettivamente i sistemi metallisti hanno un limite molto preciso per
il loro sviluppo: la quantità di metallo da conio presente in ogni
società
geo-politica in un momento determinato. Questa limitazione è
talmente tassativa che presto divenne evidente la necessità di rinunciare
ai sistemi di monete metalliche concrete per ritornare, a poco a
poco, a sistemi monetari caratterizzati da un'astrazione radicale.
Come l'abbiamo già detto altrove, i sistemi monetari non sono
altro che costruzioni astratte la cui funzione è di rendere più
facili gli scambi di merci concrete grazie alla loro capacità di
quantificazione. Queste costruzioni astratte sono semplici immagini delle
merci concrete scambiate e devono circolare parallelamente ad esse. Quando
questo non avviene spontaneamente, è necessario introdurre una strategia
monetaria adatta: l'invenzione di danaro.
Ma se parliamo di moneta metallica, questa strategia può diventare
impossibile. Infatti, la pietra filosofale che trasforma qualunque materiale
in oro non è ancora stata scoperta, per cui è impossibile
aumentare a volontà le riserve di metallo mentario quando queste
sono insufficienti per la quantità di merci che esistono davvero.
Ogni volta che un mercato diventa eccessivamente dinamico e fecondo,
la scarsità di metallo da coniare provoca l'apparizione di nuove
forme di strumenti monetari meno limitati nella loro capacità
di espansione.
Storicamente i banchieri sono stati gli impulsori -ed i principali beneficiari,
anche se non i soli- di queste nuove forme monetarie, sempre più
astratte e lontane dalla concretezza e dal valore intrinseco della moneta
metallica.
Vediamo ora, molto brevemente, la storia di questo ritorno alla necessaria
astrazione del sistema monetario, astrazione che viene raggiunta in modo
definitivo soltanto nel 1914.
Già nel Medio Evo, in Europa, la mancanza di metalli preziosi
in-duceva i re od altre autorità monetarie ad effettuare manipolazioni
monetarie, pubbliche o segrete. Dato che l'emissione ed il corso legale
della moneta erano nelle loro mani, queste autorità potevano fare
in modo che il valore nominale e legale dei pezzi di moneta non rispondessero
al valore reale del metallo. Questo si poteva raggiungere in due modi:
coniando nuove monete con lo stesso valore nominale ma con un contenuto
inferiore di metallo; oppure aumentando ufficialmente ed artificialmente
il valore nominale dei pezzi in circolazione. In questo modo l'autorità
monetaria poteva effettuare i pagamenti usando una quantità inferiore
di metallo. Queste pratiche furono abituali durante tutto il Basso Medio
Evo, quando l'erario reale era quasi permanentemente indebitato e questo
stratagemma risolveva temporalmente i problemi.
Ma questa soluzione era soltanto temporale, dato che la conseguenza
inevitabile delle manipolazioni era l'aumento dei prezzi e dei salari;
questo aumento peggiorava di nuovo la situazione dell'erario, che era obbligato
ad effettuare nuove manipolazioni, producendo così un ciclo interminabile.
Evidentemente chi ne soffriva di più erano sempre le classi popolari,
che non avevano sufficiente potere d'acquisto per affrontare gli aumenti
dei prezzi, e che non avevano neppure la possibilità di manipolare
la moneta che veniva loro imposta.
Con le manipolazioni monetarie del Medio Evo si apre la breccia che
incomincerà a separare il valore reale della moneta metallica concreta
dal valore monetario che le viene attribuito artificialmente, secondo le
necessità del mercato.
Quando l'America viene scoperta, con i suoi magnifici tesori da saccheggiare
e le sue importanti miniere di metalli preziosi, sembra che la mancanza
di metalli sia finita. Ma questo periodo di abbondanza è relativo,
dato che alla fine del Medio Evo si è prodotto un enorme sviluppo
dei rapporti commerciali e, quindi, delle necessità di moneta.
Per far fronte a queste necessità i banchieri dell'epoca inventano
un nuovo sistema che cerca di risolvere il problema della mancanza di metallo:
la cambiale.
Al principio la cambiale è soltanto un mezzo per pagare debiti
a distanza ed evitare così il pericolo del trasporto di metallo.
Ma più avanti, alla cambiale si aggiunge l'idea del credito,
cioè del pagamento differito nel tempo. Bisogna osservare
che questo nuovo modo di strumento monetario, che potremmo chiamare carta
di credito, era già noto in Mesopotamia dall'introduzione della
moneta
metallica concreta.
La carta di credito, in tutte le sue forme e varianti storiche
ed attuali, viene definita dal fatto che crea una nuova circolazione
monetaria che si aggiunge alla circolazione della moneta metallica.
Quando una cambiale circola di mano in mano, servendo come mezzo di
pagamento normalmente accettato, quello che circola è semplicemente
una promessa di pagamento in contanti in un termine stabilito; ma
questi contanti non esistono ancora. Quindi la cambiale non sostituisce
la moneta metallica, ma piuttosto si aggiunge ad essa. E' un nuovo strumento
monetario che, in più non ha alcun valore intrinseco, dato che l'unico
elemento che lo sostiene è la fiducia, assolutamente immateriale,
che alla scadenza del termine previsto per il pagamento questo sarà
davvero effettuato.
Quando una banca sconta una cambiale pagando in contanti, abbiamo di
nuovo una creazione monetaria, perche la banca, per anticipare questo danaro
usa i depositi dei suoi clienti. In questo modo, una sola quantità
di moneta metallica appare in due posti: nel conto corrente di coloro che
hanno effettuato dei depositi ed in mano di chi ha riscosso la cambiale.
Questa situazione apparentemente anomala sparirà quando la cambiale
sia stata veramente pagata alla sua scadenza.
La banca assume il rischio che la cambiale non sia paggata, ma questo
rischio non è eccessivo se il rapporto fra il totale dei depositi
veramente effettuati ed il totale dei crediti concessi viene mantenuto
entro limiti prudenziali.
La limitazione evidente della carta di credito è quella di essere
legata, in un periodo di tempo molto preciso, alla moneta metallica concreta.
La cambiale non ha una durata illimitata, dato che il potere di acquisto
che rappresenta scompare alla sua scadenza quando viene pagata.
Questa limitazione scompare con l'introduzione della banconota.
La banconota fu inventata nel 1656 da Palmstruk, un banchiere di Amsterdam.
Consiste semplicemente in un riconoscimento di debito della banca
che l'ha emesso. La banca, invece di far fronte ai suoi obblighi verso
i suoi clienti consegnando loro moneta metallica, lo fa consegnando biglietti,
documenti nei quali la banca riconosce il suo debito per una quantità
determinata di metallo moneta. Questi biglietti possono diventare,
su richiesta di chi li possiede, moneta metallica.
I biglietti di banca sono al portatore, cioè anonimi:
non hanno un beneficiario personalizzato, ma possono circolare di mano
in mano senza alcuna limitazione. Non hanno scadenza, di modo che possono
circolare senza limitazioni finchè qualcuno si decide a scambiarli
per monete metalliche.
A causa di questa mobilità costituiscono una circolazione monetaria
molto importante. Così vi sono due circolazioni monetarie permanenti
e ben distinte. Da una parte, la circolazione di moneta metallica concreta.
Da un'altra parte la circolazione delle banconote, che non hanno più
alcun valore intrinseco ma che rappresentano una promessa permanente di
conversione in metallo e, quindi, sono fondate sulla fiducia nella banca
che le ha emesse, nella sua capacità di far fronte alle richieste
di conversione. La circolazione di biglietti di banca ha ancora un rapporto
con la moneta concreta: la possibilità permanente di trasformarsi
in essa.
Grazie alla possibilità di emissione di banconote furono create
le basi per porre rimedio alla mancanza di metalli preziosi i quali, nonostante
le successive scoperte di miniere durante il secolo XIX, erano sempre insufficienti.
Il secolo XIX è già industrializzato: questo fa aumentare
e moltiplicare le necessità di potere di acquisto ad un ritmo impossibile
da essere seguito dai metalli preziosi.
Le banche, grazie ai biglietti, possono emettere quantità superiori
ai depositi in contanti. Questa pratica è comune e, come abbiamo
già detto, non causa problemi sempre che si mantenga un rapporto
prudente fra moneta metallica e banconote. Ed ancora, questa pratica è
assolutamente necessaria per il mercato, dato che attraverso questi meccanismi
si creano gli strumenti monetari necessari quando la quantità di
moneta metallica è insufficiente.
Il sistema monetario basato sulla circolazione parallela della moneta
metallica ed i biglietti di banca convertibili in oro si chiama «gold
standard». E' il sistema che caratterizza tutto il secolo XIX.
7. La banconota non convertibile.
Alla fine anche il «gold standard» divenne insufficiente
per le esigenze di un mercato tanto sviluppato come quello del secolo XX.
Con la nuova evoluzione del mercato monetario, gli strumenti monetari diventeranno
totalmente astratti, totalmente svincolati da qualunque valore concreto
e intrinseco.
Durante il secolo XIX le banche nazionali dei diversi stati monopolizzarono
l'emissione di biglietti di banca, che in questo modo diventarono di
corso legale. Ma ogni volta che uno stato aveva dei problemi di tipo
politico od utilitario -crisi di produzione, guerre, rivoluzioni...- e
doveva far fronte ad un eccesso di spese, doveva allora emettere più
e più banconote, finchè si arrivava all'inevitabile crisi
di fiducia. Tutte le persone volevano convertire le loro banconote in metallo
e l'unica risorsa per lo stato era di dichiarare obbligatorio l'uso
dei biglietti, il che rendeva impossibile la loro conversione in metallo
prezioso. Quando la situazione ridiventava normale si poteva ristabilire
la conver-tibilità, ma soltanto allora.
Un
antecedente importante dei biglietti di banca inconvertibili si trova nel
sistema
Law (1716-1720) ed anche negli assignats della Rivoluzione Francese.
Durante la Prima Guerra Mondiale, l'enorme spesa bellica produsse il
vuoto quasi totale nelle casse degli stati partecipanti. L'oro degli stati
«emigrò» in gran parte negli Stati Uniti d'America.
I biglietti furono emessi in grandi quantità ed, evidentemente,
si soppresse la convertibilità.
Da allora i sistemi monetari del «mondo civilizzato» si
sono distinti per l'inconvertibilità dei biglietti di banca. Dopo
la guerra alcuni paesi cercarono di recuperare una convertibilità
parziale, ma la crisi del 1929 liquidò definitivamente la questione.
In
questo modo il sistema monetario nato dalla Prima Guerra Mondiale si basa
sull'abbandono della moneta metallica con riguardo ai rapporti utilitari
entro ogni stato. Nei rapporti internazionali si mantiene il ruolo dell'oro,
ma soltanto fino 1971, quando il presidente Nixon svincolò il dollaro
dall'oro e denunciò unilateralmente gli accordi de Bretton Woods,
stabiliti nel 1944.
Il predominio della banconota inconvertibile, che per semplicità
chiameremo carta moneta, è l'aspetto caratteristico della
nuova tappa monetaria. Questa carta moneta, ancora in uso ai nostri giorni,
non ha più nessun rapporto con l'oro nè con alcun metallo
o merce concreta. Non rappresenta nessuna quantità d'oro e non può
essere convertita.
Qual'è quindi la natura della carta moneta? La carta moneta
si basa semplicemente sul patto sociale, che ne ha fatto lo strumento necessario
delle operazioni di scambio mercantile, e sulla fiducia di cui gode, come
strumento che compie correttamente la sua funzione. Per tanto la sua natura
è radicamente ausiliare-astratta. Il suo valore è quello
di uno strumento che ci aiuta nella contabilità e scambio di merci
concrete; è un valore ausiliare ed astratto, e non un valore intrinseco
e concreto: questo può essere prerogativa soltanto di merci concrete.
Il sistema monetario è ritornato, finalmente, alla sua fondamentale
natura originale.
8. Referenze bibliografiche di questo capitolo.
-
Rispetto al baratto pre-monetario ed ai rapporti di scambio utilitario
fra i cacciatori-raccoglitori:
-
Sahlins, M.: Economía de la Edad de Piedra.
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Rispetto alle unità monetarie astratte fra i popoli primitivi:
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Godelier, M.: Economía, fetichismo y religión en las sociedades
primitivas. (cap. IX), Madrid, S. XXI, 1978.
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Firth, R. (compilatore): Temas de antropología económica,
(El racionamiento primitivo, di Mary Douglas). Messico, Fondo de Cultura
Económica. 1974. (Ed. originale 1967).
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y riqueza) Messico, Fondo de Cultura Económica.
-
Rispetto alle unità monetarie astratte fra le civiltà antiche:
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Finley, M.I.: El mundo de Odiseo, (cap. IV: Riqueza y trabajo) Fondo de
Cultura Económica, Messico, 1980. (Ed. originale 1954).
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Klima, J.: Sociedad y cultura en la Antigua Mesopotamia (cap. X, Comercio
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Polanyl, K. ed altri: Comercio y mercado en los imperios antiguos, Barcelona,
Ed. Labor 1976.
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Rispetto al sistema di contabilità ed alle «bullae»
in Asia sud occidentale:
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Schmandt-Besserat, Denise: Gli antecedenti della scrittura, in Le Scienze. Edizione italiana di Scientific American. Numero 120. Agosto 1978. Anno XI. Volume XXI.
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The Cambridge Encyclopedia of Archeology, Cambridge University Press, 1980.
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Rispetto alla storia monetaria europea:
-
Daste, B.: La monnaie, vol. I - La monnaie et son histoire, Paris, Les
Editions d'Organisation, 1976.
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