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Breve storia della moneta.
Agustí Chalaux de Subirà, Brauli Tamarit Tamarit.

Il Capitalismo Comunitario.
Agustí Chalaux de Subirà.

Uno strumento per costruire la pace.
Agustí Chalaux de Subirà.

Leggende semitiche sulla banca.
Agustí Chalaux de Subirà.

Moneta telematica e strategia di mercato.
Magdalena Grau, Agustí Chalaux.

Omaggi e biografie:

Note autobiografiche di Agustí Chalaux de Subirà (1911-2006).


Capitolo 2. Arma sottile.

Per, con, e attraverso la moneta, le relazioni tra individui e società prosperano o decadono, si equilibrano o disequilibrano, diventano giuste o si corrompono.

Con la moneta si paga il traditore e l'assassino, e con la stessa si compra cibo e si paga l'artigiano. Con un certo numero di biglietti si contribuisce a una vittoria elettorale e con gli stessi si soggioga sottilmente al vincitore. Per la moneta si lavora, si ruba, s'investe, si distrugge, si fa la guerra e si firma la pace, si ama e si odia.

Che con e per la moneta si faccia "di tutto e di più" non è certo una novità. L'esperienza di ogni giorno e la maggior parte delle grandi notizie sono sempre grondanti di ed che si muovono in modi più o meno legittimi o legali.

Però esiste un altro aspetto in generale poco conosciuto: di per se stessa, la moneta fa miracoli o disastri. Il fatto che sia abbondante o scarsa provoca inflazione o deflazione, crescita della produzione e del consumo o chiusura di fabbriche.

Come si inventa la moneta? Questa è una domanda cruciale. Come si crea o distrugge moneta? Quale relazione esiste tra moneta ed inflazione? Questi sono temi avvolti di mistero. Tutti sappiamo che in ogni Stato c'è un'entità che emette moneta (pezzi metallici e biglietti). Però ciscuno sperimenta anche che può muovere molti soldi attraverso assegni, carte di credito e conti correnti senza che da nessuna parte vengano fuori i biglietti corrispondenti.

Tutto il tema è alquanto complesso, e per evitare inciampi lo rinviamo a più tardi (cap. 7). Per il momento, è sufficiente tenere a mente che le banche, quando concedono un credito, stanno . E che nelle nostre società occidentali la carta moneta non rappresenta più di un 10 per cento del denaro che si muove ogni anno. Questa percentuale aumenta solo in funzione del denaro nero. "L'acaparramento di denaro contante da parte degli spagnoli che vogliono sfuggire al fisco e l'espansione dell'economia sommersa, con un maggior numero di transazioni in contanti, sono le cause che hanno fatto crescere la quantità di biglietti e monete in mano ai privati ed alle imprese [...] da 2,3 mila miliardi di pesetas nel 1987 a 4,4 mila miliardi nel 1991(1) ".

Ciò che sì è conveniente, invece, è rendersi conto che questi misteri della moneta vengono piuttosto da lontano. E che coloro che ne sono partecipi li usano solitamente come arma sottile, ammantata di rituali, d'incenso e di marmi. È un'arma potentissima ed insieme alquanto sconosciuta dalla gente, che ne subisce le conseguenze senza renderse conto.

Soffriamo di una serie di problemi di difficile comprensione, e dunque di ancor più difficile soluzione. Per esempio, com'è possibile che costi tanto controllare l'inflazione monetaria? Com'è possibile che senza apparente beneficio per nessuno ci sia crisi di sovrapproduzione -di eccedenti- e nello stesso tempo ci siano milioni di persone condannate alla miseria e al subconsumo?

Una lettura della Bibbia può fornire una certa consolazione in momenti disperati. Proviamoci. La selezione del testo ed i commenti sono di Lluís Mª Xirinacs (1983(2) ). Andiamo al capitolo 41 del libro della Genesi e leggiamo.

Versetto 44:

Tutto il testo che citaremo è sicuramente il nucleo più autentico, datato verso il 1700 prima della nostra era, ed attorno al quale un redattore più tardo ha intessuto il racconto di Giuseppe e dei suoi fratelli. Il racconto si riferisce all'epoca in cui Egitto fu invaso dai popoli di pastori di origine prevalentemente semita. Sappiamo che vi furono, in questo periodo, un faraone chiamato Josef-el ed un altro, Jacob-el. Il redattore finge che Giuseppe non sia altro che un luogotenente del faraone, perchè l'Egitto, per gli ebrei, è un luogo di depravazione. Non è edificante che un faraone d'Egitto sia ebreo. Bisogna, però, lodare la di Giuseppe come uomo di Stato. Il racconto mostra chiaramente come lo Stato non sia al servizio del , bensì difenda dei beni superprivati: quelli della casta o del gruppo dominante. Giuseppe, in apparenza luogotenente del faraone, è in realtà un autentico che, mentre fa crescere l'economia della riscuoterà le sue percentuali senza che neppure il faraone se ne accorga.

Versetto 46:

Giuseppe, intelligente, non si lascia guidare da apriorismi o idealismi, spesso conseguenza dell'ebbrezza del potere. Lui ha la mente chiara. Cerca informazione, sicuramente mal quantificata in quanto era già vigente la moneta anonima di metallo, ma intuitivamente scopre lo spettacolare aumento della produzione. Oppure, maliziosamente, genera la sovrapproduzione frenando la circolazione di nuovo denaro (crea subconsumo).

Versetto 47:

La situazione di sovrapproduzione spontanea o di provocata infra-capacità d'acquisto, descrive uno stato chiaramente deflazionario: c'è più produzione che consumo.

Versetto 48:

Appare qui il quadro dell'imperialismo del faraone rispetto a tutte le polis (in Egitto le chiamavano nomos). Si vede anche come ogni polis controllava un agricolo di cui era il centro. Il tempio di ogni polis era il magazzino di tutti i prodotti del campo. Un buon esempio di questa funzione è rappresentato, tra gli altri, dal grandioso tempio-magazzino di Cnosso, centro dell'isola di Creta.

Versetto 49:

È assai probabile che non raccolse il grano con la forza. Semplicemente, lo comprò con denaro inventato -lo Stato è potente- limitandosi ad appuntare un numero -riconoscimento di debito- in un conto corrente che ogni tempio apriva a favore di ogni contadino dei territori della rispettiva polis. È bene tener presente che l'acquisto si faceva al ribasso, ad un prezzo stracciato a causa della deflazione scandalosa di cui soffriva. Perciò, in ciascun conto corrente venivano appuntati pochi soldi, ed invece il grano non si poteva neanche contare!

Genesi, capitolo 47 (continuazione del precedente nell'originale).

Versetto 13:

L'imperialismo dei semiti mesopotamici si manifesta di nuovo in tutta la sua sottigliezza. Per la prima volta, l'Egitto tiene Canaan in suo dominio. In quest'area d'imperialismo economico o l'inversione della crisi, che è poi un'altra crisi: dalla deflazione si passa ad un'inflazione terribile. La relazione tra produzione e potere d'acquisto s'inverte. Adesso non c'è grano ed il denaro non serve a niente. Risultato: la gente muore di fame.

Versetto 14:

Ora la faceva l'operazione inversa: ritirava il denaro in circolazione con la scusa che provoca inflazione. Vendeva il grano a prezzi al rialzo, prezzi supercari a causa dell'inflazione di cui soffriva. Nei conti correnti del popolo i denari erano stati inscritti al ribasso ed ora venivano ritirati al rialzo: presto si esaurì il denaro annotato e fu necessario che la gente consegnasse il denaro contante nascosto . Eppure, fin qui, tutta questa operazione aveva forse la giustificazione di voler neutralizzare l'inflazione galoppante!

Versetto 15:
Versetto 16:
Versetto 17:

Vedi un pò, lo Stato si è già appropiato di tutto il bestiame d'Egitto dando indietro il pane, briciola a briciola. E tutto grazie ad una pura invenzione di denaro!


Versetto 18: "Terminato quell'anno, ritornarono l'anno successivo e gli dissero: "Non possiamo nascondere al nostro Signore che abbiamo finito i nostri soldi, ed il bestiame è in possesso del nostro Signore. A disposizione del nostro Signore non restano che i nostri corpi e le nostre terre"".

Versetto 19: ""Dobbiamo forse morire davanti a te, noi e le nostre terre? Prendici, dunque, a noi e alle nostre terre a cambio di pane: saremo schiavi del faraone, noi e le nostre terre. Dateci però semi per seminare, che possiamo vivere e non morire, e le nostre terre non diventino un deserto"".

Versetto 20:

Ora lo stato imperialista egizio, ad opera del suo ministro d'Economia, si appropria di tutte le terre. Non si tratta della socializzazione della terra. Si tratta di trasformare la terra in proprietà privata dello Stato. E, stavolta, non per diritto di conquista, ma per legale acquisto con denari inventati.

D'anno in anno, da un piccolo cambiamento all'altro, da crisi a crisi, il popolo non si rende conto che lo stanno privando di tutto in una sorta di roulette infernale. Non è altro che lo stesso meccanismo del che conduce verso l'espropriazione progressiva alla maggior parte dei paesi impoveriti del mondo.

Versetto 21:

Alla fine, viene consumato il processo di appropriazione con la riduzione alla schiavitù di tutto il popolo. La schiavitù è uno dei segnali inequivocabili degli imperialismi storici. In principio si trattava di schiavi di guerra, schiavi sconfitti. Poi venne la schiavitù per cause economiche: coloro che non poterono pagare i debiti. Infine apparve la pura caccia all'uomo da parte di altri uomini, nella prospettiva di ottenere mano d'opera abbondante.

Versetto 22:

Alla fine ecco che si scoprono gli altari! Santa innocenza del cronista ebreo! I sacerdoti, dei pover'uomini che vivono di rendita, come i pensionati! Sarebbero morti, poveretti, se avessero venduto le loro terre per vivere come tutti gli altri? Marx diceva che lo stato non è un'istituzione pubblica al servizio del bene comune bensì un'istituzione privata di apparenza pubblica al servizio della classe dominante. Capi di Stato, ministri, Amministrazione, Esercito... sono formati di al servizio della classe dominante, che raramente si espone. Manda sul palcoscenico questi che. Ma qui, per un istante, tra una nuvola e l'altra, abbiamo visto il sole rilucente d'oro: la casta sacerdotal-banchiera che sta dietro le grandi operazioni di Giuseppe e del faraone. Loro non vendono le loro terre semplicemente perchè dovrebbero vendersele a se stessi. Ridicolo! E le loro rendite non erano altro che una della grande appropriazione che si stava effettuando. Cos'altro possono volere! Non è casuale che il suocero di Giuseppe fosse sacerdote di Eliopoli, centro del culto solare che rivestiva un ruolo cruciale di potere politico in Egitto.

Versetto 23:
Versetto 24:
Versetto 25:

Affinchè lo Stato possa sembrare un'istituzione imperiale pubblica al servizio del bene comune, si dipinge l'immagine del faraone benefico, che protegge il popolo dalla fame. Ed il popolo, assoggettato ad un formidabile lavaggio del cervello, accetta volontariamente la schiavitù. È la disgraziata complicità dell'oppresso con l'opressore.

Giuseppe tiene uniti uomini e terra, perchè la terra senza l'uomo o l'uomo senza terra non sono nulla.

Il rendimento del 20 per cento annuale netto è un buon rendimento per quei tempi di lentezza produttiva, comparati alla frenesia dei nostri. Tutto il resto per le sementi, le opere di irrigazione, per alimentare i buoi, i lavoratori, le produttrici dei lavoratori, i futuri lavoratori e le future produttrici di lavoratori (economia di sussistenza).

I fittavoli attuali di estese zone della Catalogna pagano ancora una quinta parte ai loro padroni civili od ecclesiastici.

Versetto 26:

La spoliazione si legalizza. Negli imperialismi, la legge, così come la religione, compiono sempre il ruolo di copertura della spoliazione sotto il manto della giustizia, e di stabilizzazione dell'oppressione con la forza del diritto.

Gli unici che si salvano sono i sacerdoti, che erano, come sappiamo nel caso di Ammone, quelli che comandavano sul faraone. Erano potentissimi e ricchissimi, e senza di loro non si poteva compiere alcunchè, al punto che erano loro a scegliere i faraoni.

È così che lavoravano quegli illustri sacerdoti-banchieri, con moneta anonima ufficiale davanti al popolo e col dominio dei conti correnti per l'uso della moneta contabile inventata. Le loro pratiche compromettevano l'intera fortuna delle nazioni dominate e dei loro popoli. Variavano ed alternavano le crisi inflazionarie e deflazionarie col semplice ricorso all'invenzione di più o meno denaro. Nell'inflazione svalutavano e nella deflazione rivalutavano la moneta ufficiale senza toglierla dalla tasca del cittadino. I sacerdoti-banchieri pagavano le cerimonie fastose, compravano i legislatori, i giudici, i governanti ed i soldati. Incassavano nelle loro arche il denaro sudato e risparmiato con grande fatica come restituzione di crediti effettuati con denaro inventato.

Se essi avessero amministrato il plus-valore della produzione senza appropriarsene, dedicandolo a crediti produttivi e a finanziamenti comunitari, avrebbero svolto una funzione storica positiva. Però se questo racconto è qualcosa di più di un o di un semplice, è per il fatto che ci svela una classe oppressora molto sottile, capace di creare disequilibri non per il fatto di inventare denaro, e neppure per il fatto di amministrare il denaro inventato, ma per l'appropriazione e privatizzazione degli eccedenti, che diventano una specie di differente e probabilmente più importante del generato dal lavoro. Il plus-valore comunitario dovrebbe ricadere sulla società nel suo insieme. Ma questa ipotesi è difficilmente dimostrabile in un regime di moneta anonima e disinformativa, tanto sul piano della denuncia come per ciò che riguarda la possibilità di mettere a punto un sistema di distribuzione del plus-valore comunitario. È tutto troppo avvolto nelle tenebre.

***

Abbiamo visto come nel mercato di scambio le unità monetarie astratte permettevano l'intercambio, faccia a faccia, in simultanea e secondo criteri di equilibrio.

È con l'introduzione dello strumento monetario che il mercato si modifica: diventa differito nello spazio e nel tempo. E questo tanto che si tratti di un riconoscimento di debito annotato in un conto corrente, come che lo si faccia tirando fuori monete d'oro da una borsa.

È con, per o a causa degli strumenti monetari che la realtà umana è stata alterata profondamente. Gli strumenti monetari sono divenuti presto un'arma sottile. Henry Ford vedeva la cosa con molta chiarezza(3) .

Note:

(1) El miedo al fisco dispara el acaparamiento de billetes, , 20-III-91.
(2) XIRINACS, Lluís Mª, Tercera Via, 1983. Questo libro inedito fu la prima ricopilatura dell'insieme dei contributi di Agustí Chalaux. È stato utilizzato come base per un posteriore riordino realizzato nella collezione di schede .
(3) NITSCHE, Roland (1970), El dinero, Editorial Noguer, S.A., Barcelona, 1971, p. 7.

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