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Breve storia della moneta.
Agustí Chalaux de Subirà, Brauli Tamarit Tamarit.

Il Capitalismo Comunitario.
Agustí Chalaux de Subirà.

Uno strumento per costruire la pace.
Agustí Chalaux de Subirà.

Leggende semitiche sulla banca.
Agustí Chalaux de Subirà.

Moneta telematica e strategia di mercato.
Magdalena Grau, Agustí Chalaux.

Omaggi e biografie:

Note autobiografiche di Agustí Chalaux de Subirà (1911-2006).


Capitolo 1. La monetizzazione umana.
  

La moneta è divenuta, che lo si voglia o meno, in molte delle culture contemporanee, un "elemento-chiave" nelle relazioni umane.

È difficile immaginarsi il mondo senza moneta. Le utopie che lo propongono, almeno per il momento, non reggono. E nello stesso tempo c'è come l'intuizione che la moneta non sempre facilita le relazioni umane, che spesso le inmbroglia. Viviamo in questa ambiguità.


In questi ultimi anni -così come in certi periodi della storia delle società monetizzate-, il "denaro ha smesso di essereun tabùesi è trasformato in re". Questa frase è di Alain Minc, il braccio destro del finanziere Carlo de Benedetti. Nel suo ultimo libro, L'argent fou, dice di "credere nell'economia di mercato, nel capitalismo e nella sua capacità di movimento e di rinnovamento, e che per tanto ne "accetta il prezzo che bisogna pagare: il peso del denaro nella nostra società". Il principale problema risiede nel fatto che "il nostro capitalismo non ha un contro-modello, si è scoperto che c'è una sola maniera di fare economia di mercato così che ora bisogna trovare, all'interno dello stesso sistema, un contro-potere" senza del quale si "creeranno di nuovo i conflitti di classe" e verrà questionata la legittimità del sistema economico attualmente in vigore. "È venuto il momento di dire stop, stiamo per deragliare". Il mercato che si identifica soltanto col denaro è divenuto "totalitario". Esiste oggi un "salario minimo dei ricchi" perchè i tassi d'interesse sono molto superiori all'inflazione. "Non esistono altri salari che aumentino nella stessa proporzione(1) "".

Poco dopo questa sorprendente denuncia, A. Minc ci lascia di sasso con la soluzione: "Preconizza l'instaurarsi di un'etica e la risurrezione della virtù e della morale. Le regole economiche e di vita consistono nel "non vendere e non comprare azioni" e collocare i propri risparmi in conti a termine".

Per ciò che noi sappiamo del nostro sistema economico, le crisi di sovraproduzione o di subconsumo, l'inflazione o la deflazione, la povertà e l'opulenza... non sono disfunzioni di facile soluzione. Sembrano formar parte della dinamica stessa del capitalismo reale. Dicono che sono il prezzo inevitabile di un sistema che favorisce il progresso, lo sviluppo e la modernizzazione. Il socialismo reale non soltanto non sembra aver superato tali problemi, ma ne ha creato di nuovi.

I teorici dell'uno e dell'altro sistema hanno considerato il tema monetario come di secondo piano nell'economia. Fino a quando la moneta era vincolata a metalli preziosi, e scarsi, creò dei problemi, ma la sua emissione mantenne una certa disciplina. Man mano che la moneta si è andata svincolando da qualunque contropartita reale, e che l'unica disciplina è quella imposta dalle necessità degli stati a dagli interessi delle banche, abbiamo cominciato a vivere una situazione radicalmente nuova, della quale non sappiamo granchè. "L'atteggiamento degli economisti rispetto alla moneta può risultare curiosa. Mentre si sviluppano, durante il secolo XVII, le banche emissore di biglietti, grazie alle quali è possibile condurre una politica di creazione di moneta autonoma, libera dai limiti imposti dalla produzione di metalli preziosi, gli economisti lanciano l'idea che la moneta è un fenomeno secondario da cui si può prescindere nel momento in cui si studiano le leggi economiche fondamentali. Questo punto di vista, che prevale da allora, non gli impedisce di denunciare regolarmente i disordini monetari che, a loro avviso, sono la causa dell'instabilità delle economie. Questo paradossale atteggiamento testimonia, in ogni caso, della complessità della funzione che svolge la moneta nelle società moderne(2) ".

Mentre i teorici discutono, il denaro corre attorno al mondo, a colpi di computer, cercando guadagni immediati, approfittando dei tassi d'interesse alti in questa o quella nazione, comprando e vendendo azioni che non hanno niente a che vedere col valore delle imprese che le hanno emesse, speculando su propietà immobiliarie, materie prime o risorse naturali scarse... Il denaro facile ed abbondante per la speculazione distrugge così la produzione reale, aggrava il depredamento ecologico, condanna alla miseria milioni di persone, facilita la corruzione, l'evasione fiscale, i traffici di droghe e di armi... Qua e là si alzano voci che mettono in allerta sui pericoli che l'economia speculativa, facilitata dalle transazioni elettroniche, può rappresentare per l'economia reale e per lo stato di diritto.


Lorenzo Dionis, un professore dell'IESE, espone la gravità della situazione: "Mi torna alla memoria l'avvertimento che il Nobel di Economia dell'anno 1988, Maurice Allais, diede nel mese di maggio sulle pagine del quotidiano "Le Monde", affermando che il volume di dollari che vengono trasferiti quotidianamente da una mano all'altra raggiunge la cifra di 420.000 milioni, quando le necessità reali non superano i 12.400 milioni... Non c'è dubbio che queste manipolazioni di denaro inesistente, che arricchiscono da un giorno all'altro "squali" o "yuppies" a dispetto del fatto che barcolli l'impresa vera e propria, che è poi quella che offre un servizio e crea valore economico, non si assorbono facilmente. Questi affari fittizi ci hanno regalato il "lunedì nero" dell'87, il "venerdì triste" dell'89 ed il prossimo crac che possono portarci gli anni '90. Perchè nella decada dei Novanta, o si rafforza l'economia reale d'Europa e del mondo, o il capitalismo... si spezzerà di nuovo(3) ".

Per altro verso il professore di politica economica dell'università Keita di Tokio "compara i mercati finanzieri con un gran casinò frequentato da speculatori attenti a qualunque manovra possibile" ed aggiunge "che è sempre più difficile controllare questi giochi finanzieri [...] perchè i mercati finanzieri di tutto il mondo sono sincronizzati e le transazioni sono dirette a livello globale, non nazionale. Possiamo prevedere che l'informazione delle reti internazionali convertirà i mercati mondiali in casinò negli anni '90, cosa che beneficierà numerose "bolle" ed incrementerà il numero delle transazioni che non si basano su fattori economici(4) ".

Questi recenti richiami di allerta che vengono da persone che conoscono piuttosto bene l'attuale sistema, non fanno che aggiungersi a quelli di altre persone che da anni ci mettono in guardia rispetto ad una moneta slegata dal mercato reale di beni e servizi. Pierre Mendès-France, nel 1974, poneva già questi problemi, che però non si è ancora trovato il modo di risolvere. "Penso da tempo che è urgente preservare le operazioni commerciali e le transazioni correnti dagli incidenti provocati dalle migrazioni selvagge di capitali. Bisogna controllare queste migrazioni ed impedire certe frenesie di panico o di speculazione. È necessario creare una specie di polizia relativa ai movimenti di capitale. La tendenza all'inflazione può essere dominata solo se una legge chiara e irresistibile unisce il meccanismo monetario alle necessità verificabili della vita economica e degli scambi(5) ".

A fianco di tali processi, di divorzio tra l'economia reale ed il movimento di denaro veloce, fondamentalmente elettronico, continuano i flussi di denaro nero. "In media, arriva alla Confederazione Svizzera più di una tonnellata giornaliera di biglietti di banca da tutto il mondo(6) ". Gran parte di questi soldi possono costituire un "biancheggiamento" della frode fiscale, di traffici di droga o di "bustarelle". "Le tre grandi banche svizzere [...] si sono difese vigorosamente dalle insinuazioni sulla loro partecipazione alla "connessione libanese", però il Ministro degli Interni della Confederazione ha dimostrato che i corrieri che portavano i soldi dalla Turchia a Zurigo passando per Sofia, lo facevano in valigette delle banche(7) ".

Alcuni problemi attuali sono talmente esplosivi che le stesse istituzioni che normalmente esercitano il dominio finanziero sugli Stati incominciano a rendersi conto dell'assurdità e pericolosità della situazione creatasi. "Il direttore del Fondo Monetario Internazionale si è rivolto ai governi debitori perchè resistano alle "stravaganti richieste" delle banche creditrici che reclamano per il loro astronomico debito. Se effettuassero questi pagamenti si priverebbero di importazioni essenziali condannando i loro paesi all'inanizione. [Questa] indiscrezione ha determinato un aumento dell'ansietà nei settori privati della banca dei paesi ricchi, che devono ora affrontare le conseguenze di oltre un decennio di prestiti imprudenti a governi instabili o deboli(8) ".

Per tentare dei cambiamenti politici, la moneta sembra essere uno strumento chiave. Il presidente Fujimori promise che avrebbe cambiato "la moneta del Perù come misura per combattere la crisi". Il presidente uscente, Alan García, riconobbe che: "Il mio governo ha forse commesso molti errori [...] però ci fu anche troppa pressione emotiva, ci fu troppo odio, perchè ad un certo punto cercammo di controllare gli strumenti grazie a cui si maneggia il denaro(9) ". Sono trascorsi i mesi, il cambio di moneta non è stato messo in pratica, e la situazione non sembra migliorare. Quando a causa di una situazione inflazionaria -come in Argentina- si produce un cambio nella moneta (il peso per l'austral o l'equiparazione dell'austral al dollaro), se ne modifica il nome o il valore, ma non le caratteristiche disinformative e corruttrici. I risultati non sono di regola quelli sperati.

L'attuale tipo di moneta è anche un buon strumento per imbrogliare le cose. "La causa diretta della caduta della direzione federale del partito [dei Verdi] furono le irregolarità finanziere nell'acquisto e nella gestione della sede centrale del partito a Bonn. Dopo essersi eretti per anni a grandi accusatori degli altri partiti parlamentari per lo scandalo "Flick" e altri, i "verdi" si son visti spogliati della loro aureola di onestà e di rigore spartano. I "fondamentalisti" accusarono i "realisti" di capitalizzare in modo "meschino" gli errori che erano stati commessi, e rifiutarono tutte le accuse di prevaricazione e di irregolarità fiscale. Secondo uno dei dirigenti radicali dimessi, lo scandalo è "una manovra organizzata da tempo per integrare il partito nel sistema vigente e privarlo del suo carattere rivoluzionario ed anticapitalista(10) "".

Prima del crack del 1929 un settore sociale guadagnava soldi in quantità. Quando la situazione precipitò, pochissimi ci guadagnarono. Quasi tutti ci persero. E la crisi si estese per tutto il mondo, e con la crisi la guerra. Va sempre così. Un ciclo infernale: rapidi guadagni svincolati dal mercato reale, crisi, e guerra per uscire dalla crisi. L'anno 1929 le autorità monetarie non vollero intervenire a tempo. Ora, se anche intervengono all'interno dei singoli stati, non sanno in che modo controllare la speculazione internazionale. Le sinistre e gli alternativi non dicono nè fanno granchè al riguardo. Forse resta ancora in piedi il sogno che la crisi sarà la fine del capitalismo, e che con la crisi verrà la nascita di una società nuova...

Il normale cittadino, davanti ai problemi monetari ed economici, si sente superato. Non ci capisce granchè, si chiude nel suo bozzolo e spera che in definitiva si tratti di allarmismi. Non è disposto ad accettare il fatto di stare su una nave senza timone. Rabbrividisce. Si giustifica dicendo "che ci pensino gli economisti e i politici, che studiano per questo e per questo vengono pagati con le nostre tasse!".

Però al cittadino che non vuol essere un incosciente non resta altro cammino che cercare di capire un pò più a fondo il potere segreto della moneta, se vuol sapere in che imbarcazione sta navigando e quale collaborazione può dare per evitare il naufragio.

Un'origine poco chiara.

Dobbiamo riconoscere che l'origine della moneta non è chiara. E forse non può esserlo perchè ancora non esiste un accordo su cosa sia la moneta. Ciò che invece sappiamo è che in diverse epoche e culture si trova un ampio insieme di strumenti e di oggetti che, secondo gli indizi, hanno avuto funzioni "monetarie". Anche se gli indizi sono soggetti al rischio che corre ogni ricerca storica, di interpretare il passato in base a concetti e realtà del presente. Il caso della moneta è uno di quelli toccati da questo rischio, almeno a giudicare dalla povertà di risultati finora raggiunti nel tentativo di ricostruirne le origini.

In generale, come vedremo, possiamo dire che la moneta è una antica invenzione che può presentarsi sotto diverse forme ("beni-simbolo", argilla, strumenti, metalli, carta moneta, carte di credito...), può possedere diverse caratteristiche (personalizzazione, anonimato, valore intrinseco, equivalenza astratta...) e può compiere funzioni svariate (unità di conto, mezzo di scambio, deposito di valore...). Questa curiosa ed antica invenzione ha facilitato lo scambio di "beni e servizi" di ogni tipo entro e tra le culture che hanno sviluppato un certo grado di specializzazione produttiva.

Le culture comunitarie, nelle quali predomina la reciprocità dei doni al proprio interno, hanno anch'esse accettato, in molti casi, una forma o l'altra di moneta nelle relazioni con altre comunità o con le società nelle quali sono state inglobate.

La letteratura divulgativa su questo tema, sulla base della quale il cittadino e l'economista hanno forgiato la propria idea di moneta, è piena di affermazioni come queste:

"Gli indizi più primitivi dell'uso di denaro risalgono all'intercambio di barre di metallo al tempo dei babilonesi, attorno all'anno 3000 a.C". "Le forme primitive del denaro variavano nelle diverse zone del mondo. Di solito si trattava di cose che si potevano chiaramente e facilmente considerare utili, non eccessivamente grosse e rispetto alle quali tutti erano d'accordo nel considerarle desiderabili. I chicchi di cacao, le piume, l'olio d'oliva e le pelli sono stati utilizzati come denaro. Le conchiglie sono state uno dei tipi più comuni di moneta primitiva. Le collane di conchiglie furono usate principalmente nelle isole del Pacifico. Gli anelli di metalli diversi furono una delle più importanti monete preistoriche correnti: venivano utilizzate in buona parte dell'Europa e del Medio Oriente. In Tibet e in Cina le mattonelle da thè furono una delle prime forme di denaro(11) ".

"Capirono che, invece di scambiare gli oggetti uno per l'altro, era meglio utilizzare pezzi di valore, piccoli e maneggevoli, scambiandoli per cose. Ogni cosa si sarebbe cambiata per uno, due, tre pagliuzze d'oro, a seconda del suo valore(12) ". "Gli eroi omerici calcolavano in buoi il valore delle loro armi. Anche gli egiziani valutavano sulla base dei buoi, così come i germanici ed i romani arcaici(13) ".

Tutti questi dati, esposti senza cronologia nè connessione, sono un poutpourrì che non fa altro che rinforzare l'idea che la moneta sia per nata con valore intrinseco, come terza mercanzia che facilita lo scambio di beni, e che tutte queste forme primitive non servono ad altro che ad aiutare la nascita della perfezione monetaria: le monete metalliche coniate. È a queste ultime che i libri dedicano la metà delle loro pagine, riservando le restanti per spiegare l'evoluzione moderna della moneta (dalla carta all'elettronica), evoluzione che contraddice, paradossalmente, gran parte dei vantaggi teorici delle monete metalliche.

Mercede, mercato, moneta.

Non è scopo del nostro saggio sviluppare uno studio completo su questi temi, però si quello di cercare di smitizzare la visione della moneta che si è imposta, generalmente accettata, ma in gran parte irreale. Cercheremo di esporre brevemente un'ipotetica approssimazione alle diverse espressioni del fatto monetario. Ogni storia è un'ipotesi.

Nelle diverse culture umane che hanno vissuto e vivono nel pianeta, molte hanno avuto il bisogno di scambiare oggetti, di solito eccedenti, per altri oggetti, di solito deficitari, e questo tanto all'esterno (altre comunità o società) come all'interno della propria cultura (tra gruppi o individui).

Questa necessità si è concretizzata durante molti secoli ed in luoghi diversi in un tipo di mercato che si basa sul dono reciproco, un dono non quantificato da alcun tipo di misura che non fosse la soddisfazione soggettiva di coloro che effettuavano lo scambio. È un mercato di scambio di regali, di "grazie" (mercede), qualitativo, rituale. Attualmente, malgrado la distruzione di cui soffrono, vi sono ancora culture che considerano questo tipo di mercato come il più degnamente umano. Il mercato della reciprocità genera una serie di valori umani (prestigio, notorietà, responsabilità personale...) e sociali (mantenere la pace, riconoscere vincoli di parentesco, affermare alleanze collettive...) che vengono considerati altrettanto o più importanti del valore degli oggetti "materiali" scambiati.

Nel mercato della reciprocità, e grazie allo stimolo di questi valori umani e sociali, si genera anche di solito un tipo di competizione produttiva e, per tanto, sovrapproduzione ed abbondanza. Un'abbondanza relativa ai loro bisogni, evidentemente, che in genere non sono troppo sofisticati nè troppo numerosi. Il mantenimento di queste forme di mercato di reciprocità non è solo un problema dei "valori" delle comunità "primitive", bensì ha molto a che vedere col gran problema della "fame" che colpisce 2/3 dell'umanità attuale. Come occidentali, abbiamo ritenuto che queste forme di mercato di reciprocità e di produzione per il consumo erano antiquate ed erano la causa dei problemi di mancato sviluppo di cui soffrivano queste culture (viste dalla nostra ottica, che prende il modello occidentale come culmine dell'evoluzione umana!).

La strategia, tanto capitalista come socialista, degli Stati, delle imprese e delle organizzazioni non governative di aiuto allo sviluppo occidentali, è stata disastrosa: si è cercato con tutti i mezzi di "sostituire al processo di reciprocità indigeno un processo di produzione "remunerativo" (dal punto di vista dello scambio)", vale a dire "sviluppare [...] forme di produzione privatizzate o collettivizzate che orientino la produzione indigena verso lo scambio e la creazione di una moneta di scambio"; "questo è ciò che propongo chiamare economicidio(14) ".

"D'altra parte altre culture, specialmente quelle in cui il mercato è divenuto complesso e di ampio raggio, al punto che si è perduto la fiducia e il vincolo etnico che la reciprocità esige, hanno trovato necessario facilitare l'intercambio in un modo più soddisfacente rispetto al mercato soggettivo-qualitativo(15) ".

Tali culture usano ciò che potremmo definire delle unità monetarie, realtà totalmente astratte, che permettono di fare una equivalenza di valore tra due oggetti da scambiare per mezzo di un terzo che fa da metro di paragone. Nello stesso modo in cui per misurare distanze concrete utilizziamo unità di lunghezza convenzionali ed astratte (per es.: il metro), così, per misurare il valore di scambio delle mercanzie concrete utilizziamo unità monetarie: e queste sono unità di misura convenzionali, astratte ed omogeneizzanti. Costituiscono il comune denominatore contabile astratto, e permettono un confronto tra tutte le mercanzie eterogenee esistenti in un dato mercato. Grazie al fatto che ad ogni mercanzia eterogenea viene attribuito un certo numero di unità monetarie, astratte ed omogenee, diviene assai facile il calcolo di equivalenze numeriche tra diverse mercanzie.

La conseguenza più immediata dell'introduzione di unità monetarie in un mercato è la determinazione di valori mercantili. Tali valori mercantili sono il risultato del confronto omogeneizzante tra mercanzie concrete ed unità monetarie astratte. Sono, cioè, valori misti (concreti-astratti).

I prezzi (per es.: 1 kg di patate vale 60 unità monetarie) ed i salari (per es.: 1 giornata di un operaio vale 4.000 unità monetarie) rappresentano i valori mercantili diretti.

Ciò che chiamiamo denaro, invece, è il potere d'acquisto che possiede un'unità monetaria per comprare mercanzie concrete (per es.: con 1 unità monetaria posso comprare 1/60 kg di patate oppure 1/4000 della giornata di un operaio). Possiamo dire che il denaro è un valore mercantile inverso.

La possibilità che in molte culture si sia fatto uso di un'unità monetaria astratta, non è stata quasi tenuta in considerazione come chiave di lettura per l'interpretazione di una molteplicità di oggetti che venivano considerati "moneta" ma non si adattavano facilmente alla tipologia della moneta-mercanzia (come l'oro), considerata l'unica "vera" moneta.

È verosimile che una serie di questi oggetti "monetari" corrispondano a segni di ricchezza e di prestigio, oppure siano riferimenti per la misura del valore. Nel primo caso vengono offerti o scambiati in occasione di certi avvenimenti con una funzione sociale di creazione e mantenimento di vincoli di amicizia e di relazione. Come "metri" per la misura del valore, invece, questi oggetti non vengono mai scambiati, ma costituiscono un riferimento astratto, un aiuto per contare-calcolare, utile per stabilire equivalenze tra mercanzie.

Una tale ipotesi ci permetterebbe di interpretare l'uso del "bue" (in Grecia, Egitto, Germania e nella Roma arcaica) come unità monetaria astratta, come metro di riferimento che consentiva di stabilire equivalenze tra due oggetti da scambiare. Questa ipotesi ci sembra assai più coerente che non l'altra, del "bue" come moneta-mercanzia che bisogna dividere, scambiare e trasportare per ogni transazione! Se le cose stanno così, scopriremmo un grande malinteso che ha ingarbugliato le cose fino ad oggi.

Nella maggior parte dei casi, la documentazione in nostro possesso è insufficiente per consentirci di confermare su basi adeguate questa interpretazione. In gran parte, tale difficoltà deriva dal fatto che gli studi finora realizzati sono di solito orientati in base alla visione della "moneta-mercanzia" e non dall'ipotesi "unità monetaria astratta". Nonostante queste difficoltà, abbiamo scelto un paio di esempi che sembrano muoversi nella direzioni indicata.

Gli abitanti delle isole dell'Ammiragliato (Malaysia) possono valutare tutti i propri beni in conchiglie e denti di cane. Nelle transazioni comuni, però, le conchiglie ed i denti di cane non si usano quasi mai, mentre il suo uso è invece obbligato negli scambi rituali.

Tra i Lele del Kasai (Congo), la tela di raffia costituisce la dote nuziale che chiunque voglia sposarsi deve possedere. Però, nello stesso tempo, i beni oggetto di scambio non rituale possono essere valutati in unità di tela di raffia. In questi scambi, dunque, la tela di raffia non interviene come mercanzia concreta, ma unicamente come unità di misura del valore.

Il caso più significativo è quello descritto dall'esploratore francese del secolo XIX, L. G. Binger, che trascrive in questo modo la conclusione di un affare tra due commercianti del nord del Ghana (dove, come in gran parte dell'Africa, si usavano Cipree -un tipo di conchiglia- come moneta): "La zucca di sale vale 2.000 cipree, 100 kola valgono 1.000 cipree. Ti darò, dunque, 200 kola per una zucca di sale(16) ".

Fin qui abbiamo visto due modi diversi di risolvere il problema degli intercambi: il mercato di reciprocità (senza moneta) ed il mercato di scambio (con unità monetaria astratta per calcolare equivalenze). Ora, alcune culture, per la loro crescente complessità e per la fluttuazione dei valori mercantili -prezzi, salari, e di conseguenza denaro-, hanno ritenuto necessarie nuove modalità di scambio. Queste culture cercarono degli strumenti che permettessero delle transazioni più rapide, più comode, più agili, più precise e più sicure... di quelle che gli offriva il mercato di scambio (col solo uso delle unità monetarie astratte).

Queste culture inventarono gli strumenti monetari. Grazie ad essi, si può sostituire lo scambio diretto di mercanzie per un sistema di scambio differito nello spazio e nel tempo. Servendosi degli strumenti monetari diventa possibile ottenere la mercanzia desiderata senza dare in cambio nessun'altra mercanzia.

Gli strumenti monetari sono dunque un "riconoscimento di debito" che si può concretizzare, ai poli estremi, in due modi ben diversi:

Come documento registrato in un sistema di conti correnti personali, che permette compensare le unità monetarie di ogni atto di compra-vendita.
Oppure come moneta-mercanzia con valore sufficiente per essere accettata come pegno di uguale valore rispetto alla mercanzia venduta, pegno che permette comprare un'altra mercanzia in un altro momento.

Alla definizione e differenziazione di questi due tipi di strumento monetario dedicheremo gran parte dei seguenti capitoli. Come vedremo, è possibile che lo strumento monetario basato in una sorta di sistema di "conti correnti personali" fosse anteriore a quello basato sulla "moneta metallica". Però è anche assai probabile che, in un mercato in costante espansione, il sistema di registri in conti correnti personali divenisse, presto o tardi, macchinoso, lento ed insufficiente, e che, di conseguenza, apparissero gli strumenti monetari storicamente più famosi in Occidente: la moneta metallica (o qualsiasi altro tipo di moneta-mercanzia con valore intrinseco).

Per il momento, dunque, è sufficiente tenere a mente che, a grosse linee, esistono diversi tipi di mercato in relazione all'uso o al non uso di un tipo od un altro di "moneta":

- Mercato di reciprocità senza moneta.
- Mercato di intercambio con unità monetaria astratta.

Mercato di scambio con unità monetaria astratta e con strumento monetario ("contabile" o "contante").

Il mercato di scambio basato sull'uso di strumenti monetari è quello che ha prevalso nella maggior parte delle civilizzazioni, vale a dire là dove la cultura delle città, con o senza Stato, ha sostituito le altre organizzazioni culturali, fondamentalmente comunitarie. Sono gli strumenti monetari quelli che hanno pervaso la maggior parte delle relazioni umane contemporanee, perfino, con incidenza maggiore o minore, nelle culture comunitarie, di modo che lo studio più accurato delle funzioni dei diversi tipi di moneta (con i loro relativi pericoli e possibilità) diventa un fattore chiave per la comprensione e la ricerca di soluzione di una parte importante dei conflitti umani.

Si può dire, seguendo la più pura tradizione, che la moneta possiede, fondamentalmente, tre funzioni:

1ª. Unità di conto (facilita l'equivalenza).
2ª. Mezzo di pagamento (facilita l'intercambio).
3ª. Deposito di valore (facilita il risparmio e l'investimento).

Le prime due funzioni, come vedremo, sono abbastanza indipendenti dal tipo di strumento monetario utilizzato. Vale a dire, possono essere soddisfatte tanto con monete d'oro, come attraverso un sistema di assegni ed annotazioni in conti correnti. I risultati sociali ed economici, peraltro, sono diversi in un caso rispetto all'altro.

La terza funzione, invece, dipende dal tipo di strumento monetario, dato che nella misura in cui quest'ultimo assolve inadeguatamente la sua funzione di riserva, la gente si vedrà costretta a disfarsene e tornare al baratto -tipico dei momenti di alta inflazione; mentre che, nel caso opposto, se lo strumento tende ad assolvere bene la funzione di riserva, la gente tenderà a tesaurizzarlo come ricchezza, se ne ridurrà la circolazione rendendo più difficile che la moneta possa compiere la sua funzione d'intermediaria degli scambi.

A queste tre funzioni degli strumenti monetari, bisognerà aggiungerne una quarta, finora trascurata, però cruciale per potersi avvalere delle possibilità della moneta elettronica:

4ª. Sistema d'informazione (facilita la macroeconomia e lo Stato di diritto).

Note:

(1) Alain Minc propone un cambio radical en el sistema capitalista, "El periódico", 11-II-1990.
(2) "El correu de la Unesco", febbraio 1990.
(3) Economía real y economía especulativa, "Actualidad Económica", 25-XII-1989.
(4) Una rápida globalización económica, "El Periódico", 14-I-1990.
(5) El nuevo camino de la economía mundial , "Actualidad Económica", 25-V-1974
(6) La banca suiza teme que el escándalo del blanqueo de dinero del narcotráfico afecte a su prestigio, "La Vanguardia", 8-XI-1988.
(7) Los socialistas exigen que se confisque el dinero sucio, "Cinco Días", 21-XI-1988.
(8) La deuda del Tercer Mundo devora los beneficios de los bancos privados, "La Vanguardia", 1-III-1990.
(9) Fujimori ofrece un gobierno de unidad nacional, "El País", 11-VI-1990.
(10) Los "verdes" de la RFA ante el cisma, "El País", 6-XII-1988.
(11) REDDEN, Richard (1976), Els diners, Plaza & Janés, Barcelona, 1978, pp. 3-4.
(12) IBAÑEZ, Francisco, La història dels diners, La Caixa, Barcelona, 1989, p. 6.
(13) NITSCHE, Roland (1970), El dinero, Editorial Noguer S.A., Barcelona, 1971, p. 11.
(14) TEMPLE, Dominique, Alternatives au Développement, Centre Interculturel Monchanin, Montreal, 1989, p. 97.
(15) GRAU, Magdalena, Moneda telemàtica i estratègia de mercat, Centre d'Estudis Joan Bardina, Barcelona, 1985, capitolo 2. In questo libro vengono esposte le basi della critica alla moneta attuale ed i fondamenti di una moneta razionale. È il primo studio che raccoglie i contributi di Agustí Chalaux su questi temi.
(16) "El correu de la Unesco", febbraio 1990.

  

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