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Breve storia della moneta.
Agustí Chalaux de Subirà, Brauli Tamarit Tamarit.

Il Capitalismo Comunitario.
Agustí Chalaux de Subirà.

Uno strumento per costruire la pace.
Agustí Chalaux de Subirà.

Leggende semitiche sulla banca.
Agustí Chalaux de Subirà.

Moneta telematica e strategia di mercato.
Magdalena Grau, Agustí Chalaux.

Omaggi e biografie:

Note autobiografiche di Agustí Chalaux de Subirà (1911-2006).

 

Capitolo 4. IL BUON USO DEGLI STRUMENTI

Un uso "responsabilizzante-informativo" della moneta non dipende, però, solamente dalla buona volontà e dalla moralità delle persone, ma dipende anche dal "tipo" di moneta, vale a dire dalle caratteristiche dello strumento monetario.

Cadiamo facilmente nella tentazione di considerare che il buon o cattivo uso di uno strumento dipende quasi esclusivamente dalla buona o cattiva volontà di chi lo usa. Senza negare l'importanza di questa buona o cattiva volontà, dobbiamo ammettere che le stesse caratteristiche strutturali di uno strumento possono favorirne il buon o cattivo uso.
L'informazione di cui può disporre l'usuario sui suoi pericoli e possibilità, la penalizzazione o l'impunità previste per il suo uso scorretto, il tipo di meccanismi di sicurezza che incorpora, il livello di accettazione tra la popolazione, i miti che lo circondano... costituiscono un insieme di variabili che orientano e favoriscono un determinato utilizzo di qualunque strumento. Gli strumenti di caccia e/o guerra, dal pugnale alla lancia, dall'arco al fucile, incorporano, in ciascuna cultura e momento storico, quest'insieme di precauzioni e cautele che si fanno via via più complesse man mano che anche lo strumento lo diventa sempre più.

Oggi, parlando di tecnologia, non solo occorre tenere in considerazione l'hardware (lo strumento, l'apparecchio) ed il software (le regole che permettono di usare l'hardware), ma anche ciò che viene chiamato il brainware o knoware (come, quando, dove, perchè... usare l'hardware ed il software).
"Giocare col fuoco" è un'espressione che indica la pericolosità dell'uso di determinati strumenti. Ogni strumento possiede il suo contesto, al di fuori del quale o è inutile o è pericoloso (una lama gettata su di una spiaggia, una macchina per navigare). L'uso di qualunque strumento richiede un minimo di formazione e/o abilità (non si lascia un coltello ad un bambino, nè guidare un veicolo a chi non ne è capace). Ogni strumento, inoltre, quanto più pericoloso, più misure di protezione possiede (la fodera di un pugnale, i cinturoni di sicurezza...). Esistono strumenti di controllo che servono per "misurare, documentare, registrare... l'uso di altri strumenti (contatori, registratori...) con l'obiettivo di conoscere i limiti, il consumo o le responsabilità (velocimetro, tachimetro...)".

Tra i cambiamenti strumentali ve ne sono alcuni particolarmente significativi: gli strumenti d'autocontrollo di un sistema qualsiasi, in apparenza insignificanti, sono di una grande importanza per il raggiungimento dell'equilibrio del sistema in questione, sia dal punto di vista dell'efficienza, sia da quello della responsabilizzazione dell'usuario. Nel primo caso troviamo per esempio tutti gli apparecchi cibernetici d'autoregolazione (termostato, pilota automatico...), nel secondo i sistemi di autodocumentazione (tachimetri dei camion, che lasciano tracce documentate delle imprudenze del conducente; le scatole nere degli aerei, che registrano i possibili guasti meccanici od errori umani). Nessuno si stupisce che in sistemi complessi o d'alto valore strategico s'introducano questi strumenti d'autoregolazione o di autodocumentazione. Invece, sembra che ci procuri un certo fastidio l'idea di poter disporre di questi sistemi per autoregolare e autodocumentare dei marchingegni tanto delicati, complessi e trascendentali come la politica, la giustizia e l'informazione.

Si riconosce alle autorità monetarie il diritto di porre limiti all'invenzione bancaria di denaro, però gli strumenti di cui dispongono sono in generale inefficaci ed insufficienti. Si riconosce il fatto che la Giustizia deve garantire lo Stato di diritto e l'uguaglianza di chiunque davanti alle leggi, però anche qui gli strumenti sono insufficienti ed inefficaci, tanto per ciò che riguarda la documentazione come rispetto alla sua indipendenza reale davanti allo Stato e davanti ai poteri di fatto.
Si tratterebbe di fare un'analisi delle caratteristiche che dovrebbe possedere un sistema d'informazione che pretende ottimizzare e responsabilizzare la presa di decisioni a tutti i livelli (territoriali, dal quartiere allo Stato) e in tutti gli ambiti (politica, mercato, giustizia).

Potremmo elencarne qualcuna:

- Che non sia burocratico, e non abbia bisogno di milioni di funzionari, di ispettori e di poliziotti.
- Che sia il più possibile automatico, e non richieda dichiarazioni nè documentazioni complicate.
- Che non dipenda nè dal Fisco, nè dalla polizia, nè dall'Esecutivo, nè da imprese private, cioè che non stia nelle mani di nessuno che possa agire contro i cittadini al di sopra o al di sotto della legge.
- Che rispetti e protegga l'intimità di ciascuna persona, senza che questo sia il pretesto per dare copertura ad irresponsabilità o crimini, tanto pubblici come privati.
- Che in tutti gli aspetti di carattere generale -non personale- sia trasparente ed accessibile, vale a dire alla portata dei differenti livelli di comprensione.
- Che faciliti una migliore produzione e distribuzione di beni, all'interno del contesto ecologico.
- Che favorisca una migliore partecipazione e responsabilizzazione della presa di decisioni politiche.

Bisognerebbe dunque cercare quali degli strumenti o sistemi informativi attuali può avere, con gli opportuni adattamenti, queste caratteristiche.
È possibile che in questa ricerca ci si accorga che il sistema monetario può venire consapevolmente adattato in modo tale da riunire, in un quadro coerente e democratico, tali caratteristiche.
Nel caso della moneta (hardware), occorre allora studiare attentamente fino a che punto le sue caratteristiche (software) sono tali da favorire determinati modi d'uso (brainware) antisociali o antieconomici e fino a che punto è possibile, socialmente e tecnicamente, modificare queste caratteristiche per una serie di altre che favoriscano le sue funzioni positive, col minimo di disfunzioni negative, seguendo il criterio che si utilizza con qualunque altro problema strumentale o tecnologico.

Note:

ZELENY, Milan (1985), La sfida della complessità, Feltrinelli, p. 403.

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