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Breve storia della moneta.
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Agustí Chalaux de Subirà.

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Agustí Chalaux de Subirà.

Moneta telematica e strategia di mercato.
Magdalena Grau, Agustí Chalaux.

Omaggi e biografie:

Note autobiografiche di Agustí Chalaux de Subirà (1911-2006).


Capitolo 5. ARISTOTELE CONTRO PLATONE

Un punto di vista "interessato" sulla storia della moneta ha fatto prevalere la visione aristotelica (terza mercanzia con valore intrinseco) sulla visione platonica (segno monetario astratto col quale fare una regola di equivalenza).

Inevitabilmente, dobbiamo riferirci ad un minimo di storia per cercare di capire dove è nato l'inghippo.
È tra Platone ed Aristotele che i libri di storia del pensiero economico situano normalmente l'inizio della polemica sulla moneta.

Platone proponeva che il denaro fosse un "simbolo" arbitrario per facilitare gli scambi. Era ostile all'uso dell'oro e dell'argento giacchè, a suo avviso, il valore del denaro doveva essere indipendente dal materiale con il quale si fabbricavano le monete.

Aristotele, in consapevole opposizione alla teoria di Platone, fu padre del seguente ragionamento: l'esistenza di una società non comunitaria implica l'intercambio di beni e servizi; questi intercambi assumono inizialmente la forma del baratto; ma la persona che desidera una cosa posseduta da un'altro può essere sprovvista di ciò che quest'altro desidera; e dunque sarebbe necessario accettare a cambio una cosa non desiderata, in vista di poter ottenere la cosa desiderata attraverso un altro baratto; il che significa che la gente sarà portata a scegliere una certa mercanzia come mezzo di scambio; i metalli vengono solitamente preferiti per le loro caratteristiche di omogeneità, divisibilità, facilità di trasporto e relativa stabilità di valore. Tale visione metallista ha prevalso fino a tempi recenti, malgrado le forti contraddizioni a cui la realtà l'ha resa soggetta.

In sintesi, sono queste le due posizioni in base alle quali, in Occidente, nel corso dei secoli sono state compiute variazioni sul tema senza grande accordo. Le teorie si sono a volte complementate a volte contraddette con le pratiche monetarie. La storia della moneta e delle sue teorie è una storia piena di confusione e di crisi.

Lo stesso Schumpeter, nella sua monumentale opera sulla storia dell'analisi economica, riconosce che "quali che siano le sue debolezze, questa teoria [aristotelica] malgrado le infinite discussioni ha sostanzialmente predominato fino alla fine del secolo XIX e persino in seguito. È la base del nucleo di ogni lavoro analitico compiuto nel campo del denaro." La sua influenza è stata tanto poderosa che ancor oggi il cittadino comune continua a pensare che la carta moneta che viene emessa corrisponda ad una quantità d'oro chiusa nei sotterranei della banca centrale ed ignora generalmente la creazione bancaria di denaro.

Le teorie monetarie attuali riconoscono ed accettano i cambiamenti avvenuti nella direzione di una progressiva astrazione della moneta, eppure, nonostante che molte di queste descrivano una realtà monetaria totalmente svincolata dalla teoria metallista, continuano ad essere incapacitate, in generale, ad immaginare un altro sistema monetario differente. Il sistema monetario diviene in questo modo il frutto degli accordi tra le potenze economiche ed il risultato degli insuccessi delle autorità monetarie mondiali, sempre tentate di trascinare il peso dei metalli davanti alla "magia" di un denaro slegato da tutto, che il sistema bancario ha creato e che non sanno controllare.

In definitiva, sono i risultati del dominio -teorico e pratico- della visione aristotelica -il metallismo-, che ha resistito fino a poco. "Il metallismo teorico, generalmente associato al pratico, si mantenne vigoroso nel corso dei secoli XVII e XVIII e trionfò, infine, nella "situazione classica" cristallizzatasi nell'ultimo quarto del secolo XVIII. Adam Smith ratificò in buona sostanza il metallismo. E per più di un secolo fu accettato quasi universalmente -da Marx, implicitamente, più che da qualunque altro- fino al punto che la maggioranza degli economisti arrivò a sospettare non solo dell'inconsistenza del ragionamento, ma addirittura di propositi inconfessati dietro a qualunque espressione di opinioni antimetalliste."
"Ci fu però anche una tradizione antimetallista, senza dubbio più debole ma non meno antica, se si ammette che le sue origini si ritrovano nell'opera di Platone."



Uno dei tentativi più audaci, tanto sul piano teorico come su quello pratico, fu quello realizzato da John Law in Francia nei primi anni del secolo XVIII. "Elaborò la dottrina teorica del suo progetto con una brillantezza ed una profondità che lo situano nella prima fila dei teorici monetari di tutti i tempi. È però evidente che la sua analisi fu condannata per circa due secoli a causa, principalmente, del fallimento della sua Banque Royale [...] e della Compagnia delle Indie da questa assorbita, per il fatto che le avventure coloniali in cui era immersa la seconda si rivelarono, in quel momento, nient'altro che una fonte di perdite." "Se quelle iniziative avessero avuto successo, il grandioso tentativo portato avanti da Law di controllare e riformare la vita economica di una grande nazione attraverso gli strumenti finanzieri avrebbe assunto un aspetto differente agli occhi dei suoi contemporanei e degli storici". "Law sottolinea che le virtù della carta moneta consistono nel fatto che la loro quantità può essere ricondotta ad una amministrazione razionale." "L'argento che viene utilizzato come denaro [...] è perfettamente sostituibile con un materiale più economico e, al limite, per un materiale che non possiede alcun valore come mercanzia, com'è il caso della carta moneta, già che il denaro non è il valore per il quale si scambiano i beni, bensì il valore attraverso cui si scambiano." "Vi era un grande piano, molto avanzato e sulla strada del successo: era il piano di controllare, riformare e risollevare ai massimi livelli l'economia francese. È questo che fa del sistema Law il genuino antenato dell'idea di moneta diretta [che] significa amministrazione della moneta e del credito come mezzo per guidare il processo economico [...] idea successivamente perduta... finchè non si va imporre a partire dal 1919."

Questo è un esempio del peso dell'inerzia dei paradigmi che costituiscono, guidano ed incasellano la nostra visione della realtà. Quando nel 1919 si comincia ad accettare la carta moneta e a superare la necessità della sua convertibilità in oro, si procedeva nuovamente in ritardo. L'estensione dei conti correnti e degli assegni, con la corrispondente espansione del credito ed invenzione di denaro bancario, cominciava a rendere insufficiente l'uso della carta moneta, che già non era adeguata per "ricondurre la sua quantità ad una amministrazione razionale", come diceva Law. Oggi, con l'introduzione massiva di carte di credito viene a ridursi ancor più la percentuale di contante nelle mani del pubblico ed aumenta, per tanto, la capacità di creazione di depositi bancari, di modo che ai biglietti e alle monete metalliche è riservata una sempre minore quota d'uso.

Note:

SCHUMPETER, Joseph A. (1954), História del Análisis Económico, Editorial Ariel, Barcelona, 1982, p. 100.
Idem, p. 338.
Idem, p. 341.
Idem, p. 343.

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